| Eccovi il contitnuo^^
Quando esco dalla doccia mi viene la pelle d’oca. Dopo un bel bagno caldo il contatto con l’aria fresca di questo posto mette i brividi. Tora è seduto su una sedia di vimini e contempla il paesaggio fuori dalla finestra. Mi viene da immortalare la scena nella mia testa come fosse un quadro : lo sguardo perso non so dove che lo fa sembrare una statua, i capelli scuri schiariti dal grigiore della luce che trapela dalle tende…il grigiore di una giornata che da a tutto un tocco d’antico.
Ed ecco il solito imbranato.
Sono talmente preso dalla scena che non mi sono accorto del gradino da superare per arrivare alla camera. Per poco non finisco con la testa infilata nell’armadio davanti al letto. LETTO. Uhm… il letto… oh mannaggia, ma che vado a pensare? Tora, intanto, si gira a guardarmi. Non riesco a capire se sia preso da qualche ragionamento particolare o se mi sta solo guardando sconcertato e divertito dalla mia “impossibilità di non inciampare per più di cinque minuti”, la sua espressione è stranamente indecifrabile. Mi avvicino, attento a non inciampare da qualche altra parte e mi fermo davanti a lui. Tora, che mi ha seguito con lo sguardo per tutto il tragitto, socchiude gli occhi, apparentemente ancora più concentrato su qualche pensiero che ora mi sfugge. È talmente immobile che penso abbia smesso anche di respirare. “ Tora… “ azzardo con voce insicura, allungando una mano verso il suo viso. “ dimmi Shou… “ mi sento rispondere con voce bassa e suadente. Chiude gli occhi quando poso la mia mano sulla sua guancia. Un gesto piccolo e eseguito con goffaggine. Eppure quando lo sfioro sembra che per lui nient’altro sia importante, nient’altro abbia senso se non le mie mani, il mio tocco. Si perde nel sentirmi girovagare con le dita per il suo corpo, chiedendosi dove passerò la mia arma micidiale al prossimo spostamento. Nel momento in cui ho posato la mia mano sul suo viso, tutto sembra IMMOBILE, come se il tempo si fosse fermato per ricordarsi più a lungo di questa scena scritta su una pellicola invisibile delineata solo nei nostri ricordi, riesco a percepire che tutto in realtà si MUOVE. La fuori la pioggia non smette di scendere e nella nostra stanza si riesce a percepire i nostri flebili sospiri in attesa. Poi il tempo sembra a tornare a scorrere normalmente quando l’acqua nei miei capelli gocciola sul viso di Tora. Apre gli occhi lentamente che incrociano i miei che lo guardano curioso. Sorride gentilmente…ma noto che di gentile ha solo il sorriso. Sembra più un ghigno famelico altro chè !! Indeciso sul da farsi mi siedo sul bordo del letto, le mani ancorate al mio asciugamano e aspetto una sua qualsiasi mossa. Quando mi rendo conto che è LUI ad aspettare che IO prenda l’iniziativa, sono passati già 10 minuti. Si lo so, lo so… sono un po’ lento di comprendonio. Mi alzo di nuovo, deciso a raggiungere la valigia per prendere il cambio, ma non ho fatto i conti con le mie stesse ciabatte, infilate male, che mi fanno scivolare all’indietro mandandomi dritto dritto tra le braccia di Tora che le aveva già spalancate in attesa del mio atterraggio. Mi sento un po’ un uccellino in gabbia. E ora?
Mi è letteralmente volato addosso. E io, da brava gabbia, ho chiuso ogni via di uscita. Sento che è teso, palesemente concentrato su ciò che potrebbe avvenire adesso. Si è reso conto di essere stato chiuso in gabbia…potrà mai uscirne?
“mi ha rinchiuso per davvero” non ho vie d’uscita…ma che scappo a fare? Amo essere suo prigioniero. Però…siamo in una stanza di una locanda…ci sono altre persone nella camera accanto alla nostra…è un posto piccolo e… oh! Tora! NO! Che intenzioni hai?
Faccio scivolare le mie mani lungo i percorsi tracciati dalle gocce che cadono dalle punte dei suoi capelli, destandolo dai suoi pensieri. Scatta sull’attenti e arrossisce. Gli leggo in faccia ciò che ha pensato e che sta pensando : “no Tora c’è gente” Sai quanto me ne frega? Intuisce la mia risposta alla sua supplica inespressa, una volta che ho sciolto il nodo dell’asciugamano che tiene in vita e metto a nudo il suo meraviglioso corpo caldo per la doccia e, lo so, l’eccitazione. Senza staccare gli occhi dai suoi dirigo la mia mano verso il suo sesso che sento incominciare a indurirsi. Lo bacio sul collo e sulle spalle, beandomi della dolce fragranza e del profumo dei suoi capelli appena lavati che ricadono umidi sul mio viso; sento accelerare i suoi battiti così come i miei. “ Shou… “riesco a pronunciare solo il suo nome tant’è forte il mio desiderio, così forte che mi rende ceco e impaziente. TI PREGO. NON SCAPPARE.
Nonostante tutto sembra intenzionato ad andare avanti. Mi concede un ultima opportunità, lo capisco dal modo in cui ha pronunciato il mio nome : una richiesta di accettare tutto ciò che vuole farmi, un “ ti prego dimmi di sì “ a cui non ho mai saputo dire di “NO”. Magnanimo da parte sua darmi questa chance, peccato che ormai anche io sia totalmente a favore ad una notte di pura FOLLIA. Doveva pensarci prima di provocarmi così; ora sono veramente suo prigioniero, schiavo dei suoi movimenti che mi sanno mandare in estasi quanto urlare di piacere e di dolore, delle sue braccia che mi stringono forte a se bloccandomi ogni via d’uscita, dei suoi baci che mi dissetano e allo stesso tempo mi divorano con bramosia. Il suo respiro sul mio collo e le sue mani che tengono salde la loro posizione nel mio interno coscia non mi permettono di riflettere con lucidità. Che senso ha rifiutarsi? Non è ciò che voglio…però…
Shou si gira a guardarmi per una frazione di secondo, poi mi bacia. Con trasporto, frenesia, come se temesse che io possa andarmene, figgire, scappare… povero illuso, non sono io l’uccellino in gabbia. All’inizio sono spaesato perché sono stato colto alla sprovvista ma riprendo immediatamente controllo delle mie azioni; prendo Shou per i fianchi e lo giro verso di me. Le mie mani si vanno ad impadronire del suo sedere che si irrigidisce un po’ mentre lo stringo e lo spingo, con violenza, verso di me. Lo tengo in una morsa spietata. Shou ha il fiato corto. Mi sussurra parole incomprensibili in preda all’agitazione : sta ancora pensando che NON E’ IL CASO dato che c’è altra gente. Ma non può fermarmi ora. OH NO, NON PUO’… e non VUOLE che io mi fermi. Di certo il modo per non fare troppo “rumore” lo troviamo. Torno a concentrarmi sulle cosce di Shou mentre la mia bocca e la mia lingua si nutrono della carne del suo collo, delle sue clavicole…del suo petto. Shou intanto mi sfila la camicia e incomincia a inumidirmi i capezzoli con la lingua e a mordermeli; sento il fuoco vivo ardermi nelle vene, sotto le palpebre e sulle labbra. È un fuoco che mi consuma e mi scuote. Come può lui suscitare tutto questo in me? Prendo a desiderare ancora più ardentemente la sua bocca, la sua lingua, la sua saliva come se queste potessero spegnere l’incendio avvampato dentro di me…ma sortiscono solo l’effetto di alimentarlo. Di più, voglio ancora di più. Lo afferro per le cosce e lo alzo portandolo sul letto; lo sdraio sopra di me e sento che è leggermente teso, indeciso ancora se continuare fino in fondo. Non voglio concedergli il lusso di pensarci perciò mi spingo con la lingua fino al suo pene e prendo a leccarlo e succhiarlo leggermente sulla punta. Shou stenta un gemito che subito soffoca in gola; tutto questo rende il mio gioco ancora più eccitante. Lecco con gusto il suo sesso per tutta la sua estensione e lo prendo in bocca gustandone il sapore con lentezza esasperante. Voglio che gema, che faccia sentire a tutti che lui vuole solo me. Voglio che urli il mio nome.
Sto impazzendo. Mi sento come se fossi paralizzato da un potente veleno quando è invece la frenesia che mi impedisce anche il gesto più semplice. Tora sta cercando di esasperarmi; sono al limite della sopportazione. Smette crudelmente di giocare col mio pene proprio mentre stavo per venire e si avventa su di me come un leone famelico: Mi morde, mi lecca, mi blocca le mani sopra la testa con una morsa ferrea. Non riesco a reprimere tutti i miei ansiti che emetto proprio vicino al suo orecchio facendolo impazzire. Ma non voglio essere una vittima inerme. Appena Tora alza la testa per baciarmi sulle labbra lo spingo fino a farlo mettere a sedere e passo a disegnare ghirigori immaginari sulla sua pelle con le dita facendogli venire i brividi lungo le braccia; sempre baciandolo lo faccio sdraiare e vagando con le mani sul suo corpo incandescente, raggiungo il suo membro indurito imprigionato ancora nei boxer; tolgo i boxer e lo prendo in mano provocando un sospiro leggero al mio aguzzino che ora se ne stava immobile a fissarmi con occhi imploranti. Comincio a muovere la mano lentamente e poi sempre più velocemente. Voglio sentirlo ansimare, dargli la stessa pena che lui ha dato a me. Se vuole farmi affondare in un mare di passione e sensazioni offuscate, un inferno terrestre, il nostro paradiso, allora lo trascinerò con me. Tora si sforza di rimanere impassibile ma appena mi fermo protesta con un gemito.
E così vuole tenermi testa eh? Bhe che ci provi pure, se ci riesce.. lo trascino sotto di me e gli apro le gambe; lo lubrifico e senza preavviso lo penetro. Shou inarca la schiena, lo sento affannare per la sorpresa e si tappa la bocca con le mani per soffocare un grido. Sono troppo eccitato e non so controllarmi; cerco di muovermi lentamente ma dopo poco sfodero già delle spinte energiche e porto le gambe di Shou sopra i miei fianchi, entrando ancora più affondo. Mozzandogli il respiro. Tiene la testa di lato e soffoca le grida nel cuscino, i nostri occhi che si incrociano e i nostri nasi che si sfiorano e si allontanano ad ogni movimento. Dopo poco mi unisco a lui e affondo il viso fra le lenzuola morbide per smorzare i miei gemiti, dando le ultime spinte, ormai arrivato all’apice del piacere.
Prendimi così, come se fossi un animale chiuso in gabbia col suo predatore. Bloccami ogni via d’uscita, mangimi, saziati di me ancora e ancora. Mangia la mia carne, nutriti della mia anima affinché io possa essere unito a te per sempre.
Ti prego non fuggire.
Non fuggirò mai da te.
Sei mio.
Sono soltanto tuo.
Ti amo.
Ti amo.
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il mattino seguente ci siamo recati di buon ora al tourist information congedandoci dalla locanda, dove nessuno sembrava essersi accorto di niente. Quando riceviamo l’indirizzo del nostro appartamento, montiamo in macchina e partiamo. Risuona il silenzio assoluto già da dieci minuti quando Shou apre bocca : “ che bello, finalmente un posto tranquillo nel mezzo ai pascoli e senza nessuno d’intorno U.U “. “ già, meno male, così non sarai costretto a soffocare le grida nel cuscino”. “ … U.U “……. “
ok spero vi sia piaciuta qualsiasi correzione o appunto è ammesso con gioia così posso cercare di migliorare ^^
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